Crisi e cambiamento

di Filippo Rametta

Nel corso della nostra vita, ci troviamo più volte a dover affrontare periodi importanti e difficili, in cui i nostri modi di essere, fino a quel momento ritenuti utili, non sono più funzionali perché ci troviamo di fronte a situazioni a cui non eravamo preparati, a delle scelte difficili.

Questi periodi possono mettere in dubbio le nostre certezze e farci entrare in crisi: la percezione di noi stessi, la nostra autostima, il nostro modo di vedere gli altri e le nostre relazioni viene modificato.

Questi momenti sono fasi critiche, decisive, nelle quali vanno fatte delle scelte e prese delle decisioni: le crisi ci costringono a confrontarci necessariamente con il tema del cambiamento.

Ogni persona affronta cambiamenti naturali nelle varie fasi di passaggio del ciclo vitale: sono momenti evolutivi come lo svincolo dalla famiglia di origine, la costruzione della coppia, la nascita, la crescita e l’uscita di casa dei figli, l’assunzione di responsabilità dell’essere adulti, l’accettazione della vecchiaia, la perdita dei genitori.

Durante l’intero ciclo della nostra esistenza affrontiamo e superiamo una serie di crisi fisiologiche di passaggio, di sviluppo psicosociale, in concomitanza delle quali allarghiamo e modifichiamo le nostre relazioni sociali e definiamo e ri-definiamo la nostra identità, la nostra autostima ed il nostro senso di autoefficacia.

Altri cambiamenti sono, invece, imprevedibili e traumatici come una separazione o un divorzio, un incidente, una forte perdita economica, un licenziamento, una malattia o un lutto.

Le risposte a queste situazioni di stress intenso sono a volte reazioni inadeguate di paura e/o di rabbia: si può passare dalla paura eccessiva delle conseguenze, con probabili attacchi d’ansia, alla colpevolizzazione rabbiosa di sé e degli altri, con possibili crisi aggressive distruttive.

Per non cadere preda dell’angoscia dobbiamo ri-orientarci, ampliare le nostre conoscenze, comprendere la nuova situazione, sviluppare nuove strategie, attivare le nostre risorse e operare delle nuove scelte.

Se la crisi è profonda ed abbiamo perso la sicurezza dei nostri punti fermi, la scelta diventa però più difficile ed a volte ci appare impossibile confrontarci con il cambiamento, perché i nostri cliché di comportamento non risultano più utili a risolvere la situazione.

Ma il cambiamento personale, familiare e sociale è, purtroppo o per fortuna, inevitabile.

Un cambiamento può essere omeostatico (quando è diretto a ricreare gli equilibri precedenti), incrementativo – decrementativo quando aggiunge o toglie qualcosa) o trasformativo (quando trasforma le relazioni fra gli elementi in gioco).

Di fronte ad un cambiamento tre sono i possibili atteggiamenti e reazioni: resistere, subire o gestire la nuova situazione.

Ogni novità tende ad integrarsi con l’equilibrio preesistente e può essere un nuovo elemento (in quanto non esistente prima nel sistema) come la nascita di un figlio, o un elemento nuovo (in quanto cambia la sua posizione all’interno del sistema stesso) come un figlio che diventa adolescente.

La novità “ristruttura” l’intero sistema in quanto modifica la “relazione”, il rapporto esistente fra le parti, trasformando il significato dell’insieme.

Questa trasformazione può essere vissuta come qualcosa di minaccioso che turba l’equilibrio, l’identità precedente, e ci porta a resisterle o a subirla, oppure come un processo che riconosce un bisogno di trasformazione verso nuovi e più soddisfacenti adattamenti ed allora ci sarà più facile gestirla.

Ogni trasformazione, affinché sia tale, non può essere negazione del vecchio equilibrio, non può essere rovesciamento polare: il cambiamento duraturo è cambiamento delle relazioni e passa attraverso l’integrazione delle “nuove esigenze” con i precedenti “modi” di percepire e gestire se stessi e l’ambiente famigliare e l’ambiente sociale.

La metamorfosi insita in ogni processo di cambiamento, il “cambiar forma”, implica infatti almeno due abilità: da un lato la capacità di scegliere, di discriminare ciò che è utile mantenere del “vecchio modo” per trasferirlo nella “nuova realtà”, dall’altro la capacità di accogliere il “nuovo” con “energia” e “fiducia” e, al tempo stesso, con un certo grado di “distacco”: le nuove combinazioni, i nuovi equilibri, le nuove modalità necessitano infatti di essere gradualmente e ripetutamente “sperimentate” prima di poter essere integrate e assimilate.

Cambiare per cambiare, spinti dall’ondata della crisi, ci espone al rischio di buttare il bambino con l’acqua sporca.

Prima di agire, per evitare pericolosi acting-out, è necessario affrontare con attenzione i cambiamenti indotti dalle crisi e considerare le possibili conseguenze negative dell’intervento.

E’ necessario comprendere le “ragioni” della crisi che possono svelarci qualcosa del prima (comportamenti ed atteggiamenti che hanno “fruttato” la situazione attuale) o annunciarci qualcosa del dopo (verso quale cambiamento è necessario ri-orientarci)

I momenti di crisi ci richiamano al significato autentico del nostro senso di “responsabilità”, cioè dell’assunzione consapevole dei nostri sentimenti, dei nostri valori, dei nostri doveri, dei nostri comportamenti, delle nostre “parole”, dei nostri gesti ma, soprattutto, delle conseguenze delle scelte su di noi, sulle nostre relazioni, sul nostro gruppo di appartenenza sia familiare che sociale.

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