Taijiquan. L’armonia del movimento

di Giuseppe Laterza

Troppo spesso i ritmi esasperati della vita di tutti i giorni finiscono col provocare uno stato di stanchezza che è improprio definire soltanto “fisica”.

Essa è infatti anche e soprattutto stanchezza di idee, perdita di entusiasmo, di vitalità, di volontà: la sensazione di sentirsi “svuotati di ogni energia”.

Questa stanchezza si trasmette inevitabilmente anche al corpo, che si “intristisce” e finisce con l’assumere atteggiamenti e posture spesso non rapportabili all’età, facendo avanzare quella condizione definita con l’ormai comunissimo termine di “stress”.

Da qui la necessità di ricercare strade che conducono al giusto ritmo di tensione e rilassamento, ad un maggiore equilibrio interiore e fisico, al tanto sospirato benessere.

Una valida soluzione può essere ricercata in una particolare tradizione culturale trasmessaci da quell’autentica miniera di saggezza che è la Cina antica: il TaijiQuan (pron. Tai ci ciuan), arte marziale particolare, poco conosciuta fino a qualche anno fa è diventata ormai, per le sue particolari caratteristiche, fenomeno di massa, al punto che non è difficile vederla praticare nei parchi delle nostre città da singole persone o da gruppi di tutte le età. Derivante dalle arti marziali tradizionali (stili interni), il Taiji si differenziò dagli altri stili per le sue particolari caratteristiche, seguendo un’evoluzione del tutto speciale: i suoi movimenti sono aggraziati, il tempo di esecuzione è lento e i suoi benefici sono numerosi. E’ l’unica forma di esercizio fisico in cui non si deve impegnare forza muscolare nel movimento. I miglioramenti dipendono dalla consapevolezza interiore e non dalla forza esteriore.

Il TaijiQuan consiste nell’esecuzione in piedi di una serie di movimenti concatenati, che devono essere lenti e circolari: il pensiero e la concentrazione mentale sono impiegati più della forza muscolare. I movimenti degli arti guidano la circolazione del sangue in ogni parte del corpo, purificando i tessuti nel modo più efficace. I movimenti, inoltre, assolvono il compito di “condurre”  il respiro dentro e fuori i polmoni, così da garantire una maggiore assunzione di ossigeno nutrendo ed energizzando il corpo, migliorando altresì l’eliminazione dei veleni tramite l’espirazione; il movimento, quindi, rappresenta il fondamento di una disciplina per mezzo della quale i processi automatici del corpo possono essere guidati a funzionare meglio. Naturalmente, un movimento qualunque non servirebbe allo scopo: che il segreto di ottenere tali risultati fosse noto già in età  preistoriche è, del resto, un punto d’orgoglio della civiltà cinese.

L’esecuzione ripetuta di questi movimenti aiuta a prendere coscienza dei minimi movimenti del corpo, delle relazioni che intercorrono tra le varie parti di esso e del tipo di rapporto che si instaura tra il mondo interiore e quello esterno.

La pratica costante del Taiji conduce ad uno stato ottimale di completo rilassamento fisico e mentale; in particolare risulta avere un benefico effetto sui processi digestivi, calma il sistema nervoso, migliora il ritmo cardiaco e la circolazione del sangue, scioglie le articolazioni, la rigidità muscolare e ringiovanisce l’epidermide. Soprattutto svolge un ruolo fondamentale nella prevenzione delle malattie tipiche dell’età senile e risulta avere una notevole influenza sulle patologie definite psicosomatiche.

Il rilassamento, la quiete e la respirazione che caratterizzano gli esercizi del TaijiQuan riducono progressivamente l’ipereccitabilità  della corteccia cerebrale, coinvolgendo una serie di meccanismi fisiologici di ampia portata, contribuendo al riposo, al recupero funzionale e alla “regolarizzazione” dell’organismo.

Una volta raggiunta la normalizzazione graduale, il consumo energetico diminuisce ed aumenta la resistenza fisica, non meno importante risulta lo sviluppo della consapevolezza del proprio corpo e del proprio equilibrio psicofisico, quotidianamente minacciato dallo stress della vita quotidiana.

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